venerdì 21 febbraio 2014

CAMMINO DI S. FRANCESCO (7° tappa): GUBBIO - LA BARCACCIA (VALFABBRICA)

Un giorno Francesco si recò in vista nella città di Gubbio. Ma come entrò nella città vide che non c’era nessuno ne animali ne persone. Tutti i cittadini di Gubbio erano chiusi nelle loro case per paura di un Lupo veramente pericoloso e grande.Tutti  conoscevano Francesco e chiesero a lui se poteva aiutarli. Francesco accettò e andò a parlare con il Lupo.
Si reco alla foresta, e vide arrivare da lui lentamente questo grosso cane.
Francesco lo chiamò: ”Fratello Lupo, in nome di Dio ti ordino di non farmi male a me e a tutti gl’uomini”. Quando furono vicini Francesco fece il segno della Croce in bocca al Lupo.
Poi Francesco gli disse: “Fratello Lupo perchè hai fatto del male ai tuoi fratelli uomini? Tutti ti odiano Fratello Lupo,hanno paura tutti di te, devi smetterla. Ma io sono tuo fratello e voglio che ci sia pace fra te e gli uomini, cosi sarete tutti tranquilli in questa città”. Quando il Lupo capì il suo errore scrollò la testa, fu allora che Francesco disse agli abitanti di Gubbio: “Il Lupo vuole vivere in pace con voi, lo desidera veramente. L’importante che mi promettete che  voi gli darete  da mangiare, al vostro nuovo Fratello”. Da quel giorno grazie a Francesco e alla buona volontà sia del Lupo che dai cittadini di Gubbio, era tornata la pace e il Lupo passava a trovare gli abitanti, che gli davano da mangiare, come promesso. Il Lupo era diventato il cane di tutti, era diventato  anche  l’amico di tutti bambini. E quando mori, alcuni anni dopo tutti gli abitanti piansero perché avevano perso il loro caro amico Fratello Lupo.
Anch'io mi concedo da Gubbio continuando il mio cammino con un grande senso di pace e di riconciliazione. Anche le previsioni atmosferiche sembrano esseri "riconciliate" aprendosi al sole e al sereno. Scendo da Gubbio antica verso la parte nuova della cittadina ed in località "La Vittorina" incontro il santuario che ricorda l'incontro di Francesco con il temibile lupo mentre lo riconsegna ai cittadini di Gubbio come "fratello" e "compagno" di cui prendersi cura. 
Il piccolo santuario ispira pace e desiderio di armonia.
I segnali del cammino ritornano ad essere precisi e chiari.

Un altorilievo in bronzo ricorda l'abbraccio di Francesco con il lupo: riconoscere i diritti anche di chi nella vita ha sbagliato e si macchiato di colpe è l'unico modo per permettergli un cammino di riscatto e di riconciliazione.
Cammino in una lunga strada diritta in direzione di Ponte d'Assi.
Per un breve tratto devo percorrere anche sulla SS 298 fino alla deviazione - ben indicata - che porta a sinistra verso San Vittorino e Valfabbrica. Qui inizio a salire.
Lungo il cammino incontro i proprietari dell'agriturismo "San Vittorino" che mi identificano come il primo pellegrino dell'anno e mi offrono un buon caffè. La strada inizia a salire.
Dietro mi lascio la valle di Gubbio coperta da dense nubi.




Da lontano vedo in alto l'Abbazia di Vallingegno dove Francesco fu ospite dei benedettini nei giorni della sua fuga da Assisi.



Scendendo verso il versante opposto della valle incontro la piccola e suggestiva cappella di Santa Maria delle Ripe.


Sempre lungo la strada bianca incontro l'Eremo di San Pietro in Vigneto. Mi concedo una breve pausa senza disturbare l'eremita.






Dall'eremo decido di proseguire per Valfabbrica senza passare per il castello di Biscina. Mi devo portare il basso e percorrere una carrareccia fangosa e impegnativa da percorrere. Per ritrovare la strada d'asfalto che scende da Biscina devo poi risalire faticosamente.

Mi trovo così nella lunga strada che percorre il perimetro del grande lago di Valfabbrica.
La strada è lunga e solitaria anzi deserta. Dopo diversi km intravedo la grande diga che interrompe il corso del fiume Chiascio.




Ecco la diga di Valfabbrica. Dal lato opposto della valle, proprio sopra la diga  si intravvedono delle case. Lì troverò la calorosa accoglienza di Andrea e Marina, una semplice famiglia che ha aperto la propria casa ai pellegrini.

Oltrepassata la grande diga eccomi in località "La Barcaccia".
La località prende il nome dal una grande zattera, ora conservata sotto una tettoia, che veniva usata per attraversare il fiume Chiascio.
Ora il fiume Chiascio si attraversa sul ponte. Al di là del ponte si vede la "barcaccia" e l'antico ospedale ora sede di abitazioni private
Per raggiungere la mia meta dove passerò la notte devo salire in direzione del castello di Giomici. Lungo la strada si trova la casa rurale di Andrea e Marina.

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